L’accordo fra l’azienda di Cupertino e alcune delle principali etichette discografiche prevede la possibilità di convertire i brani musicali illegalmente scaricati in file corrispondenti di iTunes di maggiore qualità.
Una “small thing”? Macché. La modestia con cui, sul palco del Moscone Center di San Francisco in occasione del Worldwide Developers Conference 2011, Steve Jobs ha introdotto iTunes Match, appare eccessiva. La nuova piattaforma musicale di Apple, infatti, si pone come un serio concorrente di Amazon e Google e uno strumento in grado di fare le pulci alla pirateria digitale.
Proprio così, il sistema messo a punto dall’azienda della mela morsicata e da alcune delle principali major discografiche prevede una “sanatoria” dei brani illegalmente scaricati. Più precisamente viene data la possibilità di sostituirli con file corrispondenti di iTunes di maggiore qualità (256 kbps), senza DRM e, soprattutto, senza l’incubo di vedersi sanzionati.
Per regolarizzare la propria situazione, l’azienda di Cupertino chiede 25 dollari all’anno. Di questi, una parte finisce nelle tasche dei titolari dei diritti d’autore. Apple ha anche messo un tetto di 5 GB di materiale digitale e di 25.000 canzoni da poter convertire. Tutta la musica, poi, può essere ascoltata sui dispositivi fissi e mobili (iPod, iPad, iPhone, Mac).
A tal proposito, Jeff Price, a capo di TuneCore, una delle principali realtà che distribuisce musica e video, ritiene che iTunes Match sia “un sistema che permette di recuperare un po’ di soldi per la musica piratata”. Insomma, per questo servizio sembra più appropriato il classico slogan “One more thing”.
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