giovedì 30 giugno 2011

Google +, inviti più esclusivi

Aperta la caccia al pass per provare il nuovo servizio di BigG. Che sembra volersi far desiderare e per le troppe richieste per il momento blocca il meccanismo di adesione


 Su Twitter in particolare, e sui social network in genere, impazza la ricerca di inviti per il nuovo servizio in prova di Mountain View: Google+. Una domanda che ricorda da vicino l'attesa creata da Google Wave e che ha determinato un'iniziale improvvisa alta diffusione di inviti e il conseguente blocco da parte di BigG.

A causare l'intoppo voluto nella diffusione del nuovo prodotto, la decisione di Mountain View di implementare il circuito in maniera molto graduale in modo - spiega il Googler Bradley Horowitz - da testare il prodotto e ottenere il maggior numero di feedback possibile prima del lancio ufficiale.

Come al solito il meccanismo adottato è quello degli inviti a cascata: Mountain View li invia a primi betatester, che ne hanno a disposizione un numero compreso tra 10 e 15 per creare il proprio circuito sociale e così via.

Nel caso di Google+, tuttavia, questo meccanismo è mascherato: basta mandare un messaggio attraverso il servizio ad un utente non registrato di cui si ha l'indirizzo email. Nel messaggio apparirà un link "per saperne di più" attraverso cui ci si potrà iscrivere al servizio in prova.

Stavolta, poi, non vi è un limite di inviti per singolo utente ma limiti di inviti attivabili ogni ora e ogni giorno, tanto che al momento gli inviti appaiono bloccati.

Ad ufficializzare l'interruzione del meccanismo di adesione è però ora Vic Gundotra, vice presidente della divisione social di Google: "Abbiamo interrotto il meccanismo di inviti durante la notte: la domanda è incredibile, ma vogliamo fare tutto con molta attenzione, in maniera controllata".

mercoledì 29 giugno 2011

È la volta buona di Google nel social networking?


Dimenticate i passi falsi Google Buzz e Google Wave, ma anche di Orkut (che ha avuto successo solo in Brasile). Adesso Google vuole finalmente (ri)partire con il piede giusto nel social networking. E lo fa con Google+ che si legge Google Plus, un servizio in fase di test e che intende sfidare Facebook con i Circles, le cerchie di amicizie più intime (invece degli amici generici e indistinti del social network rivale) e altri nuovi strumenti di messaggistica e ricerca declinati al social. Il punto di forza è la scommessa sull’Open Web invece che sul concetto di “giardino recintato”. Vediamo come funziona e le opinioni delle società di analisi. Il servizio, che si integrerà con le mappe e le immagini di Google, cerca di aiutare le persone ad organizzare con semplicità i contatti sociali con i gruppi di amici.  Google+ ha varie chance di rivelarsi davvero una buona idea, dopo il patteggiamento di Google Buzz (a causa di problemi privacy) e dopo il flop di Google Wave. Soprattutto perché parte anche con un’ app di Google+ per Android che sembra combinare funzioni di altre app in una sola. E visto che Android conta 500 mila attivazioni al giorno, Google+ ha una base solida di potenziali utenti da cui salpare. Vediamo le caratteristiche di Google+.

L’home page di Google+ è di fatto la rampa di lancio delle quattro funzioni principali che compongono Google+: Circles, Stream, Huddle e Foto. Scavalcando il concetto di condivisione di messaggi di status e foto con gli amici, Google Plus punta a cambiare il modo in cui condividiamo e comunichiamo, perché scommette sull’Open Web e non sul “giardino recintato” (walled garden).

Circles consente di condividere selettivamente con alcuni gruppi di persone. Basta creare un nuovo circolo, aggiungere i contatti e si possono  condividere quello che si desidera solo con quel gruppo di persone. E’ il modo di Google di conferire più valore alla parola “amici”, ridonandole quel senso d’intimità perduto nell’era dei social network. Anche se assomiglia alle liste di Facebook, la differenza è che non è un giardino recintato. Per aggiungere qualcuno che non è un utente di Google+ al “cerchio” posso farlo via email e questa persona potrà comunque vedere ciò che voglio condividere.

Sparks è una sezione dedicata a news video e post di blog su argomenti definiti da voi. Consente di discutere di questi argomenti con altre persone. Rispetto ai feed di Facebook (che contengono cose inserite da altre persone), Sparks, invece, utilizza un algoritmo per trovare informazioni rilevanti su quell’argomento da un numero di fonti quasi infinito. Qui Google sfrutta la potenza del suo algoritmo di ricerca, declinandolo in chiave social.

Hangouts si presenta come uno spazio di incontro online con video live che può includere fino a 10 persone. Progettato per permettere alle persone di uscire e rientrare, passare per caso, o organizzare meeting programmati, è uno spazio “aperto”.

Sul versante Mobile, l’utente può sempre aggiungere la sua posizione o evitare di farlo. Con Instant Upload è possibile caricare istantaneamente le foto e pubblicarle in album privati, mentre con Huddle si possono comunicare istantaneamente con un gruppo selezionato di persone, ovvero con un “cerchio”, direttamente dal proprio dispositivo mobile. Attualmente, l’app di Google+ esiste solo per Android, ma una versione iOS arriverà presto.

Office 365 sfida Google Apps


Microsoft scende nell’arena del cloud computing con il suo prodotto di punta: Office 365 con Exchange e Lync fra le nuvole. Dopo Windows Azure, una nuova decisiva mossa di Microsoft nel mercato cloud, senza contare che intanto si parla già di portare Office 365 in Azure e aggiungere alla suite per la cloud gli strumenti di CRM. Il 35% delle Pmi nel 2012 sceglierà servizi cloud, per puntare su flessibilità, scalabilità e taglio dei costi. In Italia sono nel mirino di Microsoft le PMI, che insieme fanno il 70% del PIL italiano. Office 365 si può declinare in diverse modalità ed ha prezzi aggressivi quanto basta, da poco più di 5 euro per utente al mese per le piccole aziende fino a circa 12 euro al mese con le applicazioni on premise. Office 365 sotto la lente delle società di analisi
  • eWeek Europe: Office 365, punti di forza e limiti. Un confronto con Google Apps
  • Microsoft lancia Office 365, l’ufficio sul cloud
  • Dì la tua in Blog Café: Office 365 e Google+
La suite per ufficio di Microsoft ha finalmente una vera versione sul Web. Office 365 è infatti una suite di applicazioni di cloud computing. La società di analisi Directions on Microsoft sostiene che Office 365 rappresenta ben più di un upgrade all’offerta cloud di Business Productivity Online Standard (BPOS). I punti di forza sono: Exchange, il supporto enterprise di Microsoft con esperti business che altre aziende cloud non sempre hanno a disposizione.
Anche Forrester Research osserva che è la prima vera competizione che Google Apps si trova ad affrontare da tempo. Le migrazioni sono spesso trainate dall’email, e Microsoft detiene tuttora il 70% del mercato email di fascia aziendale. Aggredire questo dominio non è facile.
Gartner osserva che il cloud di Microsoft è di “accompagnamento”: le funzioni limitate delle applicazioni web rappresentano una strategia deliberata, per far acquistare Office. IDC invece ritiene che il pacchetto di Microsoft batte quello di Google, grazie a opzioni di web e video conferenza, multipoint voice  (conferenza vocale), un tool per realizzare siti Web template-driven, forti funzionalità document e collaboration.
L’assenza delle funzioni vocali enterprise verrà colmata entro un anno, quando Microsoft metterà a frutto l‘acquisizione da 8,5 miliardi di dollari di Skype.
McAdams Wright Ragen ritiene che Microsoft abbia fatto la mossa azzeccata, e il titolo del colosso di Redmond è cresciuto del 2,4%. Kurt DelBene, presidente della divisione Microsoft Office, nell’evento a New York per la presentazione di Office 365, ha fatto notare che grazie alla suite cloud un’azienda da mille impiegati potrebbe risparmiare 350 mila dollari all’anno in un quadriennio, eliminando la necessità di mantenere server e software.
Mario De Ascentiis su eWeek Europe conclude: “La sfida tra due modi di vedere le cose è appena iniziata, e la penetrazione del cloud nel nostro territorio può lasciare solo intuire alcune sfaccettature. Microsoft ha un expertise di consulenza e una capacità di individuare i punti di bisogno della clientela (nella PA, come nelle aziende che segue da sempre in ambito Office, con partnership ad hoc) non indifferente. La sfida si gioca anche qui, anzi, soprattutto qui“.
Google Apps ha 40 milioni di utenti mentre, secondo comScore, si stima che gli utenti di Office nel mondo siano 750 milioni. Oggi la versione consumer di Office Web Apps conta 50 milioni di utenti. Office 2010 è stato adottato cinque volte più velocemente della versione precedente, ed è cresciuto a quota 5.27 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre. Secondo Idc, le piattaforme fra le nuvole sono destinate a crescere a quota 800 miliardi di dollari nel prossimo quadriennio; mercato cloud crescerà anche in Italia del 41% sul 2010 per poi arrivare a 671 milioni di euro nel 2014.
Vodafone, Telstra, NTT Communications, Telefonica e Intuit venderanno Office 365 ai propri clienti.

Quattro anni fa usciva il primo iPhone, 2G, l’inizio di un’era


Quattro anni fa debuttava in commercio iPhone 2G: il 29 giugno del 2007 il primo modello di smartphone firmato Apple e chiamato semplicemente iPhone usciva nei negozi statunitensi, alle ore 18, con gli Apple Store presi d’assalto dai fan. Si inauguravano così le lunghe file davanti ai negozi della mela morsicata, una storia che è proseguita ogni inizio estate fino al 2011, quando tutto è stato rimandato a Settembre con un grande e spesso velo di mistero ad aleggiare intorno. Tornando a iPhone 2G, non arrivò mai ufficialmente in Italia se non con il mercato “grigio” e i primi jailbreak.

Il Gennaio 2008 seguì l’ufficializzazione del modello da 16GB con il sorprendente costo di 499 dollari, poi l’11 luglio 2008 ecco il nuovo modello iPhone 3G anche per l’Italia. Da lì la storia segue veloce con iPhone 3Gs che accelera mediamente del doppio e iPhone 4 che splende nel 2010.

Si arriva al 2011 con iPhone 5 atteso ancora al varco: si dice arriverà a settembre con una rapida commercializzazione per recuperare il tempo perso. Non si conoscono le sue specifiche tecniche ma si ipotizza sarà accompagnato da un iPhone 4s più economico. Il tempo darà le risposte.

Quattro anni di iPhone, il telefonino di Apple che ha cambiato il mercato

Il 'melafonino' fece la sua comparsa nei negozi degli Stati Uniti il 29 giugno del 2007. Quattro le versioni, tra pochi mesi arriverà la quinta in un settore che è stato smosso proprio dall'azienda di Cupertino e che oggi vive una concorrenza fortissima...


C'è chi sostiene che Apple abbia portato la rivoluzione nel mondo degli smartphone, chi invece lo considera un telefono come gli altri. Quello che è certo è che l'iPhone quattro anni fa ha cambiato il mondo della telefonia portatile. Era il 29 giugno del 2007 quando nei negozi Cingular/AT&T di tutti gli Stati Uniti venne messo in vendita il 'melafonino', accolto subito dai fan con file chilometriche fatte da chi, per non lasciarsi scappare uno dei primi iPhone al mondo, si era accampato fuori dagli store anche cinque giorni prima. In Italia, i fan hanno dovuto attende quasi un anno per vederlo comparire nei negozi Tim e Vodafone.

Oggi l'iPhone è tra gli smartphone più diffusi ed è quello con la maggiore disponibilità di applicazioni programmate ad hoc. In quattro anni hanno visto la luce ben quattro versioni. La prima, la 2G, sostituita dopo un anno dal modello 3G, che tra le tante differenze era più veloce nei collegamenti dati grazie all'utilizzo della rete UMTS e HSDPA. Ma i tempi, soprattutto quelli tecnologici, cambiano velocemente, e la rapidità delle connessioni diventa sempre più una necessità: Apple coglie l'occasione e presenta nel 2009 il 3GS, migliorato rispetto al predecessore in tante cose tra cui, appunto, la connettività che raddoppia le sue performance.

Nel 2010 è la volta dell'iPhone 4, probabilmente il modello più "contestato" della serie, a causa di quello che è stato definito dagli addetti ai lavori un difetto imputabile alla posizione dell'antenna. Alcuni dei primi modelli venduti, infatti, peggioravano la qualità della ricezione se impugnati in determinati modi. Una questione che scatenò le polemiche e che Apple, dopo qualche tentennamento, decise di riconoscere offrendo la possibilità ai clienti di essere rimborsati riconsegnando il telefono al negozio. Oppure l'eventualità di ricevere in omaggio una speciale custodia per l'iPhone che avrebbe migliorato la qualità della ricezione. Nonostante questo passo falso, la versione 4 del 'melafonino' ha riscosso il previsto successo soprattutto grazie al design e alla qualità del display Retina.

Apple presenterà tra agosto e settembre l'iPhone 5, che questa volta la novità la porterà direttamente in azienda: per la prima volta la casa di Cupertino commercializzerà due modelli, mantenendo sul mercato sia la versione attuale che la versione nuova del melafonino, più performante grazie alla tecnologia dual core e con uno schermo dalle dimensioni aumentate. Una mossa, quella di tenere due modelli, mai provata prima da Apple e che è quanto di più probabile una scelta dettata dalla necessità di ampliare il business, offrendo maggiore scelta in un settore competitivo come quello della telefonia mobile.

Il successo dell'iPhone è stato per Apple un'arma a doppio taglio. Da un lato, i primi modelli del cellulare avevano trovato davanti un mercato ancora frammentato e poco competititvo, occupato in particolar modo dai terminali Nokia con il suo ambiente Symbian e dai cellulari dotati di Windows Mobile. Dall'altro, nel tempo la concorrenza si è attivata, stanca di stare a guardare l'indiscusso successo dell'iPhone. E così oggi Apple deve fare i conti con l'avvento del sistema operativo Android, adottato da colossi del calibro di HTC, Sony Ericsson e Samsung, che sta racimolando sempre più quote di mercato. O delle alleanze strategiche, come quella siglata poche settimane fa tra Nokia e Microsoft per la produzione di terminali costruiti dalla casa finlandese e dotati di Windows Mobile 7.

venerdì 24 giugno 2011

Apple: il brevetto multitouch fa tremare i produttori di smartphone

Apple e il brevetto multitouch


Apple ha depositato un brevetto relativo al multitouch: la notizia non dovrebbe destare scalpore, poichè tanti sono i brevetti ogni giorno depositati nel mondo.
Non si sta parlando neppure di qualcosa di nuovo e rivoluzionario (almeno, non più rivoluzionario) visto che si tratta di un brevetto sull'ormai diffusissima tecnologia multitouch.
Eppure da qualche ora c'è gran fermento attorno a questa formalità tra il burocratico e l'industriale poichè Apple - se tutto fosse confermato - potrebbe portare a casa una vera fortuna senza far granchè.
L'azienda di Cupertino ha infatti depositato una definizione di multitouch talmente vaga e generica che, di fatto, andrebbe a racchiudere e inglobare praticamente tutte le tipologie di schermi utilizzati al momento da qualsiasi produttore di smartphone, tablet e simili.
L'arma è a doppio taglio: se il brevetto fosse accettato così come depositato, qualunque azienda del settore si ritroverebbe nella condizione di dover pagare royalty ad Apple.
Potrebbe però aprirsi un secondo scenario: il brevetto potrebbe venir rifiutato proprio perchè eccessivamente generico.
Ecco in breve quanto è stato depositato, ovviamente tradotto dalla lingua originale: il brevetto è relativo a "un'invenzione nata per combinare un dispositivo portatile multifunzione con uno schermo touch, che comprende la visualizzazione di una zona del display, dei bordi della scocca e dello stesso touchscreen". Vi è poi una descrizione del funzionamento di questo meccanismo: esattamente ciò che accade quando utilizziamo un device touchscreen, "pizzicando" porzioni di display per ridimensionare l'immagine, picchiettando sullo schermo e così via.
Ecco dunque il contenuto del brevetto numero 7.966.578.
Cosa accadrà adesso? Il brevetto è attualmente già valido negli Stati Uniti, sebbene al momento non ci sia notizia di richieste di royalty da parte di Apple nei confronti dei produttori USA.
La questione potrebbe andare avanti? E se sì, sotto quali forme?
Da Cupertino tutto tace ma l'ansia all'esterno è palpabile.

Facebook, ai Winklevoss non c'è mai fine

Gli ex-compagni di college di Zuckerberg si rivolgono nuovamente ai giudici. Questa volta chiedono di verificare se Facebook abbia nascosto le prove del loro rapporto ai tempi di Harvard


Dopo aver rinunciato al parere della Corte Suprema, Tyler e Cameron Winklevoss non desistono e provano ancora una volta a interpellare i giudici degli Stati Uniti in merito all'eterno scontro con Marc Zuckerberg. I Winklevoss, insieme al loro fidato socio Divya Narendra, si sono ora rivolti alla corte distrettuale del Massachusetts per appurare se Facebook e Zuckerberg abbiano "intenzionalmente o inavvertitamente soppresso le prove" nel corso del procedimento giudiziario conclusosi con l'accordo da 65 milioni di dollari.

I due biondi fratelli, ex-compagni di college del CEO di Facebook, sostengono che i loro sforzi e il loro supporto volti a conseguire un'invenzione siano stati ostacolati da Facebook e ConnectU. In pratica, i due canottieri di Harvard vogliono che i giudici riconoscano il loro contributo all'elaborazione del progetto dal quale è nato "il social network".

Le prove che l'accusa intende portare in tribunale sono i messaggi e alcuni documenti che serviranno a mettere in luce l'esatto rapporto intercorso tra i Winklevoss e Zuckerberg ai tempi della nascita di Facebook, materiale che, secondo gli avvocati dell'accusa, sarebbero stati nascosti dalla controparte durante il processo.

Neel Chatterjee, avvocato del social network in blu, dichiara che le istanze avanzate sono vecchie e sono già state rigettate nelle aule giudiziarie tempo fa. Per Tyler Meade, legale dei Winklevoss, un altro caso è appena cominciato.

giovedì 23 giugno 2011

Nuovo Blogger... Sei tu, quello giusto?

 

Se sei interessato contatta l'amministratore alla seguente e-mail (dadda995@hotmail.it) e fai a lui tutte le domande che vuoi; specificando il tuo nome, cognome, indirizzo e-mail, contatto facebook (link al profilo) e il motivo del tuo interessamento.

Agli interessati sarà spiegato tutto in una e-mail che confermerà la partecipazione alla selezione (che potrete abbandonare con l'invio di una nuova e-mail).

Vi aspettiamo numerosi!!

Google, con l’aiuto di Gmail e YouTube, raggiunge un miliardo di visitatori

L’ascesa di Google non accenna a diminuire. E’ quanto emerso dall’ultimo rapporto di comScore, dicono che i siti di Google hanno totalizzato il mese scorso un miliardo di visitatori unici.


La società che ha coniato il motto “Do No Evil”, si prepara a dominare il segmento Tablet con Android e vuole impossessarsi anche del segmento Netbook con Chrome OS, ha raggiunto una pietra miliare che nessun altro sito ha mai raggiunto in precedenza. Proprio quando si pensava che la società non sarebbe stata in grado di attirare nuovi visitatori, semplicemente perché tutti utilizzano almeno un servizio Google, ha raggiunto un miliardo di visitatori unici. E ‘la prima volta che una società ha raggiunto questo record, Microsoft è stata la seconda destinazione più popolare con con 905 milioni di visitatori unici e la terza è Facebook, che è cresciuto del 30 per cento rispetto ad un anno fa attirando il mese scorso 714 milioni di visitatori.

Screenshot - comScore nuovo record Google

Sembra che la “risse” con la Cina, risalenti a inizio di quest’anno e a un anno fa, non abbiano turbato gli utenti degli altri paesi. Come riescono a guadagnare, ogni mese, nuovi utenti ? E’ la domanda del momento, tutti cercano di dare una risposta. Qualcuno, come il Wall Street Journal, dice che è tutta una questione di servizi extra e che Gmail e YouTube hanno contribuito, in modo significativo, al raggiungimento di quest’obiettivo. Non occorre chiamarsi Wall Street Journal per ottenere queste informazioni. Pingdom Tools ha pubblicato qualche settimana fa un report che dovrebbe chiarire, una volta per tutte, le motivazioni per cui i servizi di posta elettronica sono importanti per gli utenti e per gli stessi fornitori di servizio. La posta elettronica, Gmail, è la seconda destinazione di un utente che visita Google (per info: L’email non è morta. E’ fondamentale per Google, Yahoo! e Microsoft)
Quando comScore iniziava a misurare il traffico della neonata Google, avevano meno di 500 milioni di visitatori unici mensili e Microsoft era la destinazione più popolare del Web. Tuttavia, nonostante l’enorme popolarità di Google, gli utenti Internet hanno speso più tempo a navigare in Facebook .
Ci sono voluti anni per arrivare al primo miliardo di visitatori. Ma con i dispositivi mobili nel mix, gli analisti dicono che è solo questione di tempo per battere questo record. Lo sapete che Google è primo, anche, nelle ricerche mobili ?

Apple e China Mobile: accordo firmato per un mini iPhone?

Tra le tante indiscrezioni che pullulano nel mercato della telefonia mobile e attorno ad Apple, una in particolare ritorna in maniera insistente. E forse un fondo di verità dietro a un accordo che potrebbe valere 120 milioni di abbonati c'è davvero.

Un rumor che circola da tempo relativamente alle strategie future di Apple è quello relativo a un accordo con il colosso della telefonia mobile China Mobile per portare una versione nuova dell'iPhone in quel paese. La diversità sarebbe legata al fatto di ridurre le dimensioni del telefono e sfruttare alcune caratteristiche di iOS già sperimentate nella versione "embedded" per iPod nano, cioè poche applicazioni e interfaccia touch completa ma minimalista.

L'innovazione porterebbe l'iPhone a un nuovo livello di usabilità, riducendo drasticamente la compatibilità con tutto l'ecosistema delle applicazioni ma aprendo la via a un prezzo molto più popolare e alla possibilità di usare lo stesso i servizi di iCloud anche sul dispositivo di ridotte dimensioni.

Alcuni analisti si sono addirittura sforzati di immaginare che cosa succederebbe se Apple dovesse davvero partire alla conquista della Cina, giudicata adesso il mercato critico per lo sviluppo del settore mobile nei prossimi 12-18 mesi. In particoalre, in una nazione con oltre un miliardo di telefoni che sta scoprendo adesso l'accesso a internet e che vede nell'uso dei telefoni cellulari lo strumento principale (ricordate la slide mostrata da Scott Forstall con la Cina e l'Italia come i due paesi con la penetrazione più bassa di Pc nelle famiglie?), la mossa di Apple potrebbe davvero aprire il mercato.

In particolare, Apple potrebbe far crescere fino a 70 miliardi di dollari il suo flusso di fatturato dalla Cina, che potrebbe interessare con un iPhone mini un pubblico fino a 120 milioni di possibili utenti. Oggi Apple segna un fatturato da 5 miliardi di dollari proveniente dalla Cina nella prima metà dell'anno fiscale 2011, mentre nel 2010 in tutto l'anno fiscale il fatturato era arrivato a 3 miliardi. Il mercato cinese pesa in maniera incredibile e l'opportunità di "scalare", facendo in pratica l'en plain e portando a casa cifre miliardarie in doppia cifra sarebbe unica e molto voluta dal gruppo dei dirigenti di Apple, Tim Cook in testa.

L'iPhone Mini che potrebbe fare il suo esordio il prossimo autunno potrebbe costare 200 dollari (meno di 160 euro), essere privo di blocchi operatore e sarebbe grande meno della metà di un iPhone 4.

Microsoft Azure, l'upload sarà gratis

La piattaforma di cloud computing di Redmond diventa più conveniente grazie a un taglio ai costi di migrazione dei dati che più basso non si potrebbe. Servirà a convincere le aziende?


Azure, l'infrastruttura-come-servizio che Microsoft vuole diffondere per ogni dove, avrà presto un nuovo schema di prezzi a dir poco concorrenziale: dal primo luglio il traffico inbound sarà gratuito per tutti, indipendentemente dalla quantità di dati trasferiti o dal periodo eventuale di picco in cui avviene l'operazione di upload.

La piattaforma cloud computing di Microsoft azzera dunque la migrazione delle informazioni verso la "nuvola", in risposta a quella che la corporation descrive come un'esigenza difficile da quantificare a priori e che potrebbe essere di impedimento per un'adozione più estesa delle tecnologie di computing remoto.

"Stimare la quantità di dati da trasferire ogni mese è un'impresa difficile a causa del volume di dati che generiamo, le fluttuazioni mese per mese e il fatto che esso cresce col passare del tempo", ha dichiarato il CTO di Press Association Andrew Dowsett citato sul blog di Microsoft.

Eliminare i costi di upload facilita il trasferimento di dati sulla nuvola, ma per quanto riguarda il traffico in outbound (download) Azure resta una piattaforma a pagamento.

Il miliardo di Google

Raggiunti i 1000 milioni di visitatori unici al mese. È il primo sito in assoluto a raggiungere questo traguardo. E al secondo posto c'è una sopresa: non c'è Facebook

A maggio 2011 Google ha superato la soglia del miliardo di visitatori unici al mese per la prima volta in assoluto. Lo fa con il suo intero circuito, che comprende dunque non solo il motore di ricerca, ma anche YouTube, Gmail e gli altri servizi.

Secondo la statistica redatta da comScore dietro il miliardo di Google non vi è Facebook, cresciuto del 30 per cento ma ancora relativamente lontano con 714 milioni di visitatori unici mensile che gli permettono di superare quanto meno Yahoo!, ma il circuito dei siti di Microsoft che cresce di 15 punti percentuali e raccoglie 900 milioni di visitatori unici nello stesso mese di maggio.

Per Mountain View il 14,3 per cento degli utenti viene dall'India, mentre è inferiore all'un per cento la quota di utenti di Corea del Sud e Cina.

Per quanto riguarda poi solo il settore dei motori di ricerca, Google detiene ancora poco più del 64 per cento del market share e nel mese di maggio ha aiutato in oltre 12,2 miliardi di ricerche.

Facebook, peraltro, brilla sul terreno del tempo di permanenza, arrivato ad una media di 6,3 ore al mese, 250 miliardi di minuti totali, contro i 200 miliardi di Google e i 204 di Microsoft.

lunedì 20 giugno 2011

Prosegue la battaglia legale per Facebook. Ceglia supera il test della verità.

 Paul Ceglia, l’uomo che afferma di possedere metà del social network miliardario Facebook, ha superato il test della macchina della verità riguardo l’ autenticità di un contratto stipulato del 2003, che Mark Zuckerberg afferma essere un falso.

Il test ha mostrato che non c’è “nessun inganno” da parte di Ceglia. Ceglia nel 2003 assunse Zuckerberg come programmatore per una società chiamata StreetFax, poi fu convinto da Zuckerberg a investire in Facebook, all’epoca un sito disponibile solo per gli studenti di Harvard.
Ceglia nel mese di aprile ha rivelato una corrispondenza e-mail tra lui e Zuckerberg, in cui quest’ultimo ha concesso a Ceglia una quota del 50 per cento della società per il suo investimento di $ 1.000, più un’ulteriore quota dell’1 per cento per ogni giorno successivo al 1 Gennaio 2004 in cui Facebook non fosse ancora online.
Gli avvocati di Facebook hanno ovviamente criticato il test del poligrafo, comunemente chiamato macchina della verità, in quanto tale strumento non garantisce risultati veritieri, tanto da non poter essere considerato prova in 49 stati degli USA.
“Questa ultima iniziativa conferma che le mail sono fasulle, letteralmente sono un lavoro di copia-incolla, proprio come il cosiddetto contratto,” ha dichiarato Ori Snyder.
“E il fatto che questo attore deve ora contare sul test del poligrafo dice tutto. Tutti sanno che i test sono facilmente manipolabili, motivo per cui i tribunali li ignorano.”
Facebook ha chiesto di poter esaminare immediatamente le copie originali del contratto e le altre email  che Ceglia sostiene di avere, ma non ha ancora ricevuto le prove. Gli avvocati di Ceglia, che hanno fissato un’ udienza per il 30 giugno, rispondono: ”Non solo il signor Ceglia è in possesso di un accordo originale, ma è stato esaminato persino da due esperti di documenti legali” che ne hanno confermato l’autenticità.

Nokia: segretezza in stile Apple per i nuovi smartphone Windows Phone

Segretezza in pieno stile Apple: un dipendente del gruppo Nokia, in occasione di un’intervista rilasciata al noto portale SlashGear, ha parlato del fitto mistero intorno ai nuovi prodotti del gruppo finlandese dotati di sistema operativo Windows Phone. Una strategia che, secondo la fonte interna all’azienda, potrebbe essere quella vincente per rilanciare il marchio nel settore dei terminali avanzati.
Il colosso nord europeo, quindi, potrebbe seguire l’esempio della casa di Cupertino e del suo prodotto di punta, l’iPhone: alimentare l’attesa fino alla fine, in maniera tale da calamitare a sé tutta l’attenzione di utenti e addetti ai lavori, rendendo il suo annuncio e il successivo lancio particolarmente emozionanti.
Il dipendente Nokia non si sofferma solamente sui prossimi devices con piattaforma Windows Phone ma accenna qualcosa riguardo a Belle, il nuovo aggiornamento di Symbian: “se vi piace Android allora vi innamorerete di Symbian Belle”. Sono queste le parole che anticipano l’arrivo dell’ennesimo update, dopo il rilascio di Anna, che ha modificato e “svecchiato” sensibilmente lo storico software.
Appuntamento a domani, 21 giugno, in occasione del Nokia Connection 2011 di Singapore, per conoscere meglio il prossimo futuro della società.

Facebook presto rilascerà un suo store su iOS

La notizia è una di quelle che non possono non interessare. Il famoso social network blu, Facebook, vuole conquistare il sistema operativo Apple e il suo browser tramite un progetto denominato Project Spartan. Il nome sembra un nome da battaglia ed è proprio questo che Zuckerberg vuole: riuscire a creare uno store alternativo per iOS accessibile tramite Safari.

Questo progetto, ancora "top secret" dovrebbe vedere la luce nelle prossime settimane e dovrebbe interessare circa 80 programmatori e le aziende partner di Facebook, come ad esempio Zynga. Il progetto di Facebook, inoltre, è quello di creare qusto store in HTML5, ovvero nel nuovo formato che sta sostituendo il flash.

project spartan
Se questo dovesse avvenire, sarebbe un duro colpo per Adobe, che sta facendo di tutto per continuare a tenere in vita il suo Flash e confermerebbe le affermazioni di Steve Jobs che vedono l'HTML5 più sicuro e versatile di Flash. Non resta che attendere il lancio ufficiale che dovrebbe avvenire nelle prossime settimane.

venerdì 17 giugno 2011

I social network ci isolano? Una ricerca assolve Facebook

Uno studio americano smonta il mito della rete come luogo di amicizie superficiali e virtuali: i navigatori sono più socievoli e fiduciosi nel prossimo. E sempre più in grado di convincere l'opinione pubblica

 


"Staccati da lì, esci. Incontra persone vere". E' il tormentone di milioni di genitori in tutto il mondo, preoccupati nel vedere i figli incollati per ore davanti a uno schermo. Ora uno studio del Pew Research Center sembra smentire uno dei pregiudizi più antichi della - breve - storia dei social network. Quello secondo cui Facebook scoraggerebbe a creare relazioni autentiche e amicizie "vere". Al contrario, il profilo tracciato dagli utenti osservati dallo studio mostra in media individui più socevoli e aperti nei confronti degli altri. "Sono state dette tante cose scorrette sull'impatto dei social network sulla vita delle persone, sostenendo spesso che siti di questo tipo spingerebbero le persone a chiudersi in se stesse", commenta Keith Hampton, autore dello studio. "Noi abbiamo rilevato l'esatto opposto. E cioè che chi usa Facebook è maggiormente orientato ad avere amicizie forti e ad interessarsi alla vita pubblica".

I dati. Dalla ricerca, che ha visto coinvolte lo scorso autunno 2255 persone, è emerso quindi qualcosa di diverso. Altro che giovani incapaci di relazionarsi con il mondo esterno, i dati dicono che i social users sarebbero ad esempio il 43% più propensi a fidarsi delle altre persone rispetto a chi non frequenta i social media e quasi tre volte tanto rispetto a chi non utilizza internet. Sgomberato il campo anche dal mito per cui il web sarebbe un luogo privo di veri punti di riferimento. Secondo i ricercatori infatti, da Facebook gli
utenti riceverebbero un sostegno "emotivo" pari alla metà di quello normalmente ricevuto dal proprio marito o dalla propria compagna. Infondata anche la paura di una moltiplicazione di amicizie fittizie. Secondo i dati raccolti soltanto il 7% degli amici sarebbe rappresentato da persone mai realmente incontrate.

La politica.
E mentre anche nel nostro paese si riflette sull'influenza di Facebook nell'ultima tornata referendaria, dallo studio, condotto negli Stati Uniti nel novembre 2010 durante le elezioni di midterm, arriva una conferma importante. I social network sarebbero diventati a tutti gli effetti un luogo sempre meno virtuale di mobilitazione politica. Dati alla mano i suoi frequentatori sarebbero in media più coinvolti e interessati ai temi pubblici rispetto a chi non frequenta la rete, recandosi maggiormente alle urne ed essendo più propensi a influenzare il voto altrui. Significativo anche il dato dell'adesione al volontariato e ad altre associazioni, cresciuto negli ultimi due anni dal 16 al 28% e in maniera più significativa tra gli utenti internet.

Pirateria: Microsoft, in Italia tasso al 49%, peggio solo Grecia


Il tasso di pirateria di software in Italia e' del 49%, 16 punti percentuali sopra la media europea, che e' del 33%. Secondo gli esperti, se si riducesse il tasso del 10% in 4 anni, arrivando al 39%, avremmo 3,6 miliardi di euro in piu' a disposizione, con circa 7 mila nuovi posti di lavoro. A tracciare il quadro della situazione e' Matteo Mille, direttore divisione software originale di Microsoft Italia, in occasione di una conferenza stampa organizzata in collaborazione con il consolato degli Stati Uniti a Milano. L'Italia da anni e' nella lista nera dei paesi tenuti sotto controllo per il livello di pirateria, la cosiddetta 'Watch list', redatta dalla Us Trade Representative, l'ente del governo statunitense responsabile del commercio. Quest'anno la Ust ha annunciato che svolgera' delle analisi aggiuntive. "L'esame sara' a settembre - spiega Sonia Tarantolo, viceconsole degli Stati Uniti per gli affari politici ed economici - e verra' riconosciuto il progresso fatto dal paese in questi anni". Peggio dell'Italia in Europa c'e' solo la Grecia, con un tasso di pirateria di software del 58%. Le piu' virtuose sono Svezia, 25% e Regno Unito, 27%. Nella parte bassa della classifica, stilata da Bsa (Business Software Alliance) ci sono Spagna, con un tasso del 43% e Portogallo con il 40%. "E' - spiega Mille - un problema di cultura e di frammentazione del mercato, che contraddistingue i paesi latini". Studi recenti hanno calcolato che alla mancanza di tutela della proprieta' intellettuale corrisponde spesso una ridotta competitivita' del paese. Di conseguenza i 20 stati in cui c'e' una tutela forte sono anche i primi 27 per competitivita' nel mercato.

Progetto Spartan: Facebook attacca Apple Store

Facebook è pronto ad attaccare nuovamente Apple, ma questa volta con le applicazioni e con uno store proprietario.

Proprio cosi', Facebook, secondo indiscrezioni, starebbe per lanciare il "Progetto Spartan", il nome in codice di una nuova piattaforma di Facebook , completamente basato sull'utilizzo di HTML5 che comprende un negozio di applicazioni basato sul modello di Cupertino di Apple Store.

Attualmente sembra ci siano circa 80 sviluppatori al lavoro per il Progetto Spartan, realizzando proprio di tutto: dai giochi ai lettori di Feed RSS, dai player multimediali alle migliori utility. Inoltre la fase di progettazione di Spartan sembra possa concludersi nel giro di un paio di settimane.
MG Siegler di TechCrunch  ha visto il Progetto Spartan con i propri occhi, in particolare "una versione web di Facebook, con un'icona in più che porta ad una zona app."

Progetto Spartan

Ogni applicazione sarà probabilmente integrata nei controlli di Facebook e supporterà i crediti (metodi di pagamento sul social network blu). È possibile ottenere ulteriori crediti convertendo denaro reale, altrimenti ci sono una moltitudine di altre soluzioni per guadagnare crediti gratuiti.
Anche se Facebook ha quasi raggiunto quota 700 milioni di utenti risulta essere strano come gli affezionati ad Apple Store dovrebbero preferire le applicazioni di Facebook allo store ufficiale che ne contiene già in grande quantità e di ogni tipologia.
In ogni caso qualsiasi cosa darà alla luce Facebook sarà interessante vedere quali effetti, se tutto cio' dovesse essere confermato, questa può avere sul settore mobile e in particolare per il produttore Adobe che vedrebbe i propri prodotti basati sulla tecnologia flash in forte concorrenza con quelli sviluppati in HTML 5.

mercoledì 15 giugno 2011

Apple/ Più gente che a Disneyland: i segreti degli Apple Store

Le vendite per metro quadrato superano quelle di Tiffany 

 

Apple/ Più gente che a Disneyland: i segreti degli Apple Store
I negozi Apple hanno visto più clienti dei parchi a tema Disney e hanno venduto di più per metro quadro dei gioiellieri Tiffany. Le cifre rivelano che anche in un periodo segnato dai cali delle vendite al dettaglio negli Stati Uniti, gli Apple Store fanno affari d'oro. Secondo dati della società, in un solo trimestre il numero di persone che visitano uno dei negozi del colosso di Cupertino sono più di 60 milioni. E la banca d'affari Needham ha calcolato che le vendite annuali di Apple per metro quadrato sono di 401,4 dollari esclusi gli acquisti online, appunto più di Tiffany (276,3 dollari) e oltre quattro volte più di una delle grandi catene Usa di elettronica, Best Buy (79,2 dollari).

A caccia della ricetta di questo successo, il Wall Street Journal ha ricostruito, attraverso un manuale riservato di Apple per la formazione del personale e interviste con i dipendenti, le peculiarità delle vendite al dettaglio della società di Steve Jobs. E ha scoperto che dietro ci sono un intenso controllo dell'interazione con il cliente e una cura maniacale nella progettazione dei punti vendita.

"Il tuo lavoro è comprendere i bisogni del cliente, alcuni dei quali non si rende nemmeno conto di avere", recita un manuale di formazione degli addetti alle vendite. "Rivolgiti al cliente con un saluto personale e caloroso, chiedi informazioni con gentilezza per capire i suoi bisogni e presentagli una soluzione che possa portarsi a casa subito", dice il manuale, che arriva persino a suggerire nei minimi dettagli le espressioni da utilizzare. Curatissima anche la progettazione delle luci e dei materiali per suggerire ariosità. Ma non è tutto così roseo: chi arriva per tre volte in ritardo di sei minuti all'inizio del turno rischia il licenziamento. E sempre secondo il Journal, i curricula inviati per lavorare nei negozi della Apple arrivano a fiumi nonostante il salario sia soltanto tra i 9 e i 15 dollari all'ora, con un massimo di trenta per chi si occupa dell'assistenza tecnica.

E' iniziata la fuga da Facebook?


Emorragia di abbonati negli Usa, ma gli italiani sono primi per attaccamento ai social network


Una gaffe di Bill Gates, che ha definito Priscilla Chan «fiancée» di Mark Zuckerberg, implicando così che il fondatore di Facebook abbia intenzione di sposarla, ha scatenato un nuovo interesse per la vita privata del «più giovane miliardario al mondo». Strano culto della personalità, quello che circonda Zuckerberg, che trasforma in personaggio anche Beast, il suo cane, e fa filtrare notizie sulle regole che la ragazza gli avrebbe imposto: 100 minuti al giorno insieme e una cena o un cinema a settimana. L’ufficio stampa di Facebook ha comunque smentito la notizia: «Se Mark si è fidanzato, Gates sa qualcosa che noi non sappiamo».Nell'ultimo anno c’è stata un’emorragia di 6 milioni di utenti negli Usa e così si parla di crisi di Facebook. Alla fine ci sono sempre 149,4 milioni di persone che si sono iscritte, ma il dato è salito all’attenzione dei media come sintomo di un fatale deperimento del più consistente agglomerato di umani connessi che l'umanità abbia finora conosciuto. La perdita di affiliati ha contagiato anche il Canada, dove ne sarebbero evaporati 1,6 milioni e, Regno Unito, Norvegia e Confederazione Russa, tutti con cali di nuove iscrizioni pari a 100 mila utenti. A bilanciare la decrescita nei Paesi dove Facebook era maggiormente presente è invece l’incremento generale a livello mondiale (+1.7%), ma proprio perché molti Paesi in via di sviluppo sono ancora nella fase entusiastica e portano linfa vitale al re del social networking.

Per l’Italia invece nessuna flessione di desiderio partecipativo: sembrerebbe al contrario che negli ultimi due anni siano raddoppiati nel nostro Paese gli utenti unici di Facebook (da 11 a 20 milioni) e pure aumentato a livelli di record il tempo medio di permanenza per utente. Con questi dati il presidente dell'Autorità per le comunicazioni, Corrado Calabrò, ha annunciato ieri nella relazione al Parlamento che l’Italia sarebbe, assieme al Brasile, la prima nazione al mondo per la penetrazione dei social media.

Chi frequenta Facebook dall’inizio, in ogni caso, comincia ad avere la percezione di una lieve stagnazione nell’evolversi del sistema in generale.

L’amore per Facebook dell’italiano medio è probabilmente stato alimentato dal desiderio di espansione della propria individualità, della necessità di gratificarsi nella multi-relazione o dalla scoperta di poter trasformare macchine da noioso lavoro d’ufficio in strumenti di fuga mentale.

Per queste e altre nostre note debolezze siamo ancora rispetto a Facebook nel periodo della prima discesa nel Paese delle meraviglie, che probabilmente in nazioni digitalmente più evolute è già passata. Il calo di Facebook potrebbe anche essere considerato con un modello usato per valutare l'impatto e il futuro sviluppo di una tecnologia emergente; è la «curva di Gartner», che prende nome dalla società di consulenza nel campo dell'«Information technology».

Stando a quest’analisi, ogni nuova tecnologia passerebbe attraverso varie fasi di affezione degli utenti. Ne analizzano cinque, partendo dall’entusiasmo, a una prima forma di euforica sperimentazione ludica, alla fase critica in cui la tecnologia delude, perché non riesce a soddisfare le aspettative, magari esagerate. Questa sarebbe la fatale terza fase, che sta passando Facebook nei Paesi più tecnicizzati; corrisponderebbe alla saturazione dell’utente che si è attivato per primo, o di quello che non trova più motivazioni concrete, ma nemmeno spunti emotivi sufficienti per dedicarsi al social networking.

Ciò che avverrà nel futuro di Facebook appartiene alle ipotesi, ma, se continuerà a confermare la curva, dovrebbe entrare nella fase della maturità. Quando la tecnologia si stabilizzerà sui bisogni dell’utente, resterà fedele a Facebook chi riuscirà a farne l'uso per lui più utile.

martedì 14 giugno 2011

“Utenti Facebook, il trend resta ottimo”. E l’Europa diventa prima per profili

Di tanto in tanto compaiono articoli in cui si sostiene che Facebook sta perdendo utenti in alcuni paesi o sta registrando una riduzione della crescita complessiva. Alcune di queste notizie usano dati estrapolati utilizzando il nostro strumento pubblicitario che fornisce soltanto una stima approssimativa del reach degli annunci pubblicitari e non è stato progettato per monitorare la crescita complessiva di Facebook. Riteniamo il nostro trend di crescita molto soddisfacente così come le modalità con cui le persone interagiscono con Facebook. Più del 50% dei nostri utenti attivi si collegano a Facebook ogni giorno”.
 
Con questo statement, l’ufficio stampa di Facebook ha voluto gentilmente rispondere all’articolo di ieri in cui – utilizzando i dati del sito Inside Facebook – si ipotizzava un rallentamento della crescita del social network. In particolare il dato relativo alla (a questo punto) presunta perdita di 6 milioni di profili negli Stati Uniti sembrava quantomeno significativa. È però vero che lo strumento di analisi dei dati è in realtà il servizio messo a disposizione da Facebook stesso per la creazione e la diffusione di inserti pubblicitari nel sito. Quello che si potrebbe definire “l’algoritmo” di calcolo dei numeri di FB è dunque finalizzato ad altro, anche se – va detto anche questo – se lo strumento utilizzato mese su mese (o anno su anno) rimane lo stesso, pur essendo non adeguato a fornire dati assoluti può però essere significativo nel confrontare dati relativi. Come quelli appunto della variazione della popolazione statunitense del sito tra aprile, maggio e giugno.
Comunque stiano le cose, o forse proprio perché in realtà stanno così – cioè con un’emorragia di utenti nel Nordamerica -, l’Europa diventa il continente con il maggior numero di iscritti a Facebook (205 milioni!). L’analisi è quella puntuale di Vincos: sotto trovate in grafica lo sviluppo della diffusione dei siti social negli ultimi mesi. Con FB a pasteggiare in lungo e in largo a danno dei network locali.

World Map of Social Networks

lunedì 13 giugno 2011

L’iPhone 5 è pronto: in produzione entro luglio

Ormai da parecchio tempo si parla della prossima presentazione dell’iPhone 5 da parte di Apple, con un lancio previsto per il mese di settembre. Così come ampiamente previsto, la quinta generazione del melafonino sarebbe ora ormai pronta: l’inizio della produzione dovrebbe essere fissato per il mese di luglio, con il debutto sul mercato confermato per settembre.

Alcuni alti dirigenti di Cupertino ed i top manager di determinati operatori mobile statunitensi avrebbero già tra le mani il nuovo gioiellino con la mela, potendo così godere in anteprima di quel che l’iPhone andrà a portare sul mercato a fine estate. Le notizie trapelano da 9to5 Mac, sito spesso ben informato sui fatti vicini ad Apple e che in questo caso avrebbe ottenuto le nuove  informazioni grazie a una fonte anonima ritenuta affidabile.
L’iPhone 5 sembra aver raggiunto la fase di test finale prima dell’avvio della produzione, ma Apple e Verizon non avrebbero ancora siglato un accordo per il supporto della videochiamata con FaceTime tramite rete 3G. L’utenza del gestore mobile statunitense potrebbe essere dunque impossibilitata ad utilizzare tale funzionalità per l’anno in corso, qualora le due parti non dovessero trovare un accordo in tempi brevi.
In molti si attendevano un annuncio dell’iPhone 5 nel corso della recente WWDC 2011, ma Apple aveva strategicamente evitato di alimentare le aspettative sul nuovo hardware annunciando in anticipo quelli che sarebbero stati gli argomenti oggetto del keynote, ovvero OS X Lion, iCloud e iOS 5. L’unico ostacolo che potrebbe a questo punto frapporsi tra gli utenti e l’iPhone è quello che è stato ribattezzato come iPhone 4s, ossia la riedizione dell’iPhone 4 per un modello che faccia da ponte temporaneo prima della quinta generazione dello smartphone.

Windows Phone: Nokia è ottimista della partnership con Microsoft

Dopo l’accordo stipulato tra Microsoft e Nokia, quest’ultima ha intenzione di concentrarsi al massimo nello sviluppo di dispositivi destinati all’implementazione di Windows Phone come sistema operativo.

Stephen-Elop-Steve-Ballmer-Nokia-Microsoft-Windows-Phone-7

Questo, come già annunciato, porterà la scomparsa di Symbian, l’attuale sistema operativo che ha portato Nokia e i suoi dispositivi al successo. Nokia è ottimista della partnership con Microsoft, infatti si affiderà al 100% a Windows
Phone convinto e fiducioso che l’ottimo hardware da loro prodotto e il performante sistema operativo di Microsoft, daranno vita a dispositivi talmente potenti e rivoluzionari in termini di tecnologia che raggiungeranno ottimi risultati in breve tempo. In un’intervista fatta da Bill Griffeth della CNBC, Elop, CEO di Nokia, è stato messo dinanzi ad un’acuta osservazione infatti, Griffeth gli ha chiesto quali saranno i loro piani nel caso Windows Phone non dovesse soddisfare le loro aspettative. Elop, con molta sicurezza ha risposto che si impegneranno al massimo fornendo i migliori dispositivi e mettendo a disposizione tutta la loro esperienza raccolta negl’anni. Di seguito l’intervista avvenuta tra i due:

“Griffeth: Here’s the question I have, Mr. Elop. As you transition from the Symbian platform – the operating system you’ve had for so many years there – to the Windows operating system, you are already scaling back research and development. Trying to cut costs as you make this transition. But you’re making the transition to an operating system that’s been used for handsets for ten years and has failed to gain traction at this point against the likes of an Apple or Android. I guess my first question to is, you know what if it doesn’t gain traction? These new Windows phones that you’re going to bring to market later this year? You’re already abandoning Symbian for down the road? What’s Plan B if this doesn’t work?

Elop: Plan B is to make sure that Plan A is very successful. The critical ingredient for success are there, consumers are saying the Windows brand operating system is very good. Better in terms of their satisfaction than the competing platforms, but Microsoft hasn’t had a partner doing its best work for Windows Phone. That’s the commitment Nokia made through this processor. By bringing together our hardware, software and services assets with the strengths that Microsoft brings, we have a formula we believe will drive great success.”

"Zuckerberg si sposa". A dare la notizia Bill Gates, ma l'interessato smentisce

Il creatore di Facebook, Mark Zuckerberg è forse tra gli scapoli più desiderati del mondo, ma potrebbe esserlo ancora per poco. Secondo il fondatore di Microsoft, Bill Gates - rivela in un'intervista esclusiva al Mail Online - si sarebbe fidanzato con la sua ragazza di sempre, Priscilla Chan. Tutto è nato da un termine, utilizzato dallo stesso Gates, 'fidanzata' che ha fatto pensare che la relazione, nata da studenti nel lontano 2003, potesse sfociare a breve in un matrimonio. 


La coppia ha appena adottato un cucciolo, chiamato Beast, e fanno 'un bel quadretto familiare' quando posano per le fotografie. Il mese scorso il numero uno del social network ha investito sette milioni di dollari in un palazzo da nababbi a Palo Alto e il mese scorso la coppia si è trasferita lì. Ma il mistero si infittisce se si legge 'lo status' del loro profilo Facebook. Mentre in quello di Zuckerberg non c'è, in quello della ragazza viene riportata la loro relazione, ma potrebbe essere semplicemente un modo per rispettare la propria privacy.

Il responsabile della comunicazione di Facebook, Elliot Schrage smentisce però drasticamente. "Bill Gates si è sbagliato. Niente nozze all'orizzonte" ha detto.

sabato 11 giugno 2011

Mark Zuckerberg vuole ascoltare musica in compagnia


Presto su Facebook si potranno condividere anche musica e video in streaming. A darne l’annuncio è lo stesso Mark Zuckerberg, ospite d’onore alla kermesse dell’eG8 che si è tenuta negli scorsi giorni a Parigi.

“La gente ascolta la musica in compagnia – ha commentato il Ceo di Facebook -. Canzoni, programmi TV, news, libri sono da sempre le cose che si hanno in comune con i propri amici. Spero che Facebook possa giocare un ruolo determinante nel supportare la nascita di nuovi business votati alla condivisione e nell’aiutare chi già produce questi contenuti a diventare più social”.

Tra i partner papabili, Netflix e Spotify. Per chi non lo sapesse, la prima è una società dell’e-commerce statunitense che basa la sua fortuna sul noleggio di contenuti in Dvd e sulla spedizione degli stessi agli abbonati. Da qualche tempo a questa parte, è possibile, previa sottoscrizione di abbonamento, visionare i film in streaming. La seconda, invece, è una società nata in Svezia nel 2006 e operante in alcuni paesi del Nord Europa, che offre un servizio di ascolto di musica in streaming. È possibile usufruire di una versione free del brano, con intermezzi pubblicitari, o di una versione a pagamento e senza interruzioni. 

Facebook, quindi, non farà altro che ospitare, e dare la possibilità di condividere, questi contenuti multimediali che continueranno ad avere il marchio di provenienza. Molte voci suggeriscono che Zuckerberg &Co stiano lavorando sulla possibilità di creare widget o plug-in direttamente collegati ai siti partner, una pratica per altro già in atto con Spotify.

Secondo alcune fonti, fra cui il NYT, l’ex studente di Harvard sarebbe in trattative con la compagnia svedese per creare un’applicazione che elenchi la musica più ascoltata dagli amici e consenta di aver accesso a quella stessa musica dal proprio profilo Facebook, o dalla pagina dell’azienda senza abbandonare Facebook. Il tutto farà crescere il tempo di permanenza sul social network e concorrerà a farne un immenso calderone, dove l’internauta potrà trovare ogni tipo di contenuto di cui avrà bisogno, o semplicemente voglia. 

Zuckerberg , come sempre criptico, si è limitati ad affermare: “siamo sempre alla ricerca di nuovi modi per consentire alle persone di trovare contenuti di spessore su Facebook, ma al momento non abbiamo niente da dichiarare”.
Insomma: Facebook sta connotandosi come una nuova modalità di interfaccia alla pluralità di contenuti che ormai transitano in digitale. Un business latente per la distribuzione? 

Mica tanto, dal momento che Facebook è già uno dei canali distributivi di Warner Bros, che da qualche mese ha attivato un servizio di noleggio sulla pagina fan che permette all’interessato di acquistare il contenuto con denaro virtuale (30 crediti Facebook) e reale (3 dollari) e guardarlo mentre continua a navigare per scovare gli ultimi post dei suoi amici. 

Chissà cosa ne penseranno in casa Apple, considerato che meno di un anno fa, Jobs ha lanciato sul mercato Ping, un social network musicale che ha la funzione di segnalare la musica più ascoltata dai propri amici e di seguire i propri artisti preferiti essendo sempre informati sulle ultime date dei tour e sulle uscite più recenti. In realtà, a parte il boom iniziale di un milione di iscritti, Ping non ha avuto un proseguio significativo (tanto da guadagnarsi il soprannome di “Apple Failure”).

La contromossa di Facebook è interessante: riuscirà dove il colosso di Cupertino ha fallito?

Uno studente accusa Apple "Mi ha rubato l'applicazione"

Nel nuovo iOs appare la funzione Wi-Fi Sync, per sincronizzare iPad, iPhone e iTunes. Ma un giovane sviluppatore britannico da più di un anno vende un software che fa le stesse cose e ha lo stesso nome

 


Il nuovo sistema di sincronizzazione wi-fi tra iPhone, iPad e iTunes appena presentato da Apple potrebbe essere un plagio. E' quanto sostiene Greg Hughes, un giovane programmatore inglese, che ha sviluppato e vende da più di un anno un software che ha lo stesso nome e le stesse funzioni di quello appena presentato da Steve Jobs.

Hughes ha raccontato al sito britannico The Register di aver proposto la sua "Wi-Fi Sync" ad Apple per la vendita su iTunes Store ad aprile dell'anno scorso. L'azienda di Cupertino avrebbe espresso interesse per il progetto ma, dopo un mese di tentennamenti, avrebbe infine rifiutato il software adducendo non meglio precisati problemi di sicurezza. Nella mail di rifiuto, riferisce Hughes, Apple avrebbe comunque manifestato grande apprezzamento per il progetto, tanto da suggerire al ragazzo di inviare il suo curriculum.

L'applicazione di Hughes è talmente valida che, nonostante il rifiuto di iTunes, ha trovato comunque la sua strada sul Cydia store, sito dedicato ai software non ufficiali per iPhone e iPad, diventando uno dei prodotti più venduti. In 13 mesi, da maggio 2010 a oggi, Wi-Fi Sync è stata scaricata oltre 50 mila volte, al prezzo di 9,99 dollari per ogni copia. Un risultato notevole, anche dal punto di vista economico, per un ragazzo al terzo anno di college. Ma la soddisfazione di Hughes si è dissolta lunedì, quando sul sito di Apple ha visto apparire una nuova funzione di iOs che sembra ricalcata sulla sua app: "Ovviamente, sono scioccato", dichiara. "La vendevo con quel nome e quell'icona da più di un anno, e Apple lo sapeva".

Windows Phone batterà iPhone nel 2015, la promessa di IDC

stime os 2015 idc

Il sistema operativo Windows Phone batterà Apple iOS di iPhone entro il 2015: la società d’analisi IDC conferma le previsioni di qualche mese fa e va a aggiornare le stime per i prossimi quattro anni che chiuderanno il primo lustro degli anni ‘10. Secondo quanto previsto, il sistema operativo di Microsoft si stabilizzerà alle spalle di Android, che a sua volta rallenterà la crescita dopo anni e anni con le marce lunghe. Symbian sparirà dalla circolazione, perderanno qualcosa Blackberry e Apple appunto. Sarà interessante scoprire quanto queste previsioni si dimostreranno attendibili.

IDC aveva già calcolato le stime della diffusione dei sistemi operativi per smartphone già qualche tempo fa e oggi è pronta a ritoccare i numeri di certo non in negativo per Windows Phone, ossia l’interfaccia proprietaria di Redmond. Entro il 2015 avrà conquistato il 20.3% del mercato contro gli attuali 3.8%.

Android ora occupa la fetta più consistente del mondo dei cellulari intelligenti a 38.9% e non crescerà poi così esageratamente nei prossimi quattro anni, andando a consolidare la leadership a 43.8%. Vuol dire che poco meno di uno smartphone su due al mondo avrà OS di Google!

Questi dati di crescita, piccoli punti percentuali, saranno rosicchiati ai rivali. Symbian soprattutto che perderà quasi tutto il 20.6% azzerandosi. Apple iOS (attualmente giunto alla versione 5.0) scenderà da 18.2% a 16.9%. Blackberry limiterà i danni da 14.2% a 13.4%.

giovedì 9 giugno 2011

Dopo Microsoft, anche Samsung vuole comprare Nokia

Samsung compra Nokia?

A quanto pare Nokia sembra davvero destinata a cambiare proprietario. Dopo le voci di qualche giorno fa che volevano Microsoft interessata all’acquisto dell’azienda finlandese, ora sembra che anche Samsung sia intenzionata ad acquisire Nokia, in caduta libera nel settore degli smartphone.
Il primo rumor portava la firma di Eldar Murtazin, il blogger russo solitamente bene informato sugli affari di casa Nokia. Nonostante la mezza smentita di Stephen Elop, CEO dell’azienda finlandese, l’indiscrezione resta ancora in piedi e pare che il principale problema per la chiusura dell’accordo di vendita sia la cifra offerta da Microsoft: 19 miliardi di dollari, troppo poco per poter acquistare quello che resta un gigante nel settore della telefonia mobile.
L’ostacolo potrebbe però essere aggirato da Samsung. Secondo alcune indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal e rimbalzate dalla Corea del Sud, sede dell’azienda, la società sarebbe pronta a offrire 28 miliardi di dollari per acquistare Nokia. La cifra si avvicina maggiormente ai desiderata dei vertici della società finlandese e, chissà, potrebbe portare davvero a un accordo tra le due case produttrici.
Per il momento, però, il rumor sembra destinato a rimanere tale. Dalla Corea del Sud, infatti, i vertici di Samsung hanno preferito non commentare l’indiscrezione, bollandola appunto come una voce di mercato e non ritenendola meritevole di approfondimenti. Lo stesso comportamento è stato scelto anche in Finlandia: Mona Kokkonen, portavoce di Nokia, ha preferito non esprimersi sulle voci di una possibile vendita.

iTunes Match: scarichi musica da P2P e ottieni canzoni di alta qualità. Sanatoria major

L’accordo fra l’azienda di Cupertino e alcune delle principali etichette discografiche prevede la possibilità di convertire i brani musicali illegalmente scaricati in file corrispondenti di iTunes di maggiore qualità. 

Una “small thing”? Macché. La modestia con cui, sul palco del Moscone Center di San Francisco in occasione del Worldwide Developers Conference 2011, Steve Jobs ha introdotto iTunes Match, appare eccessiva. La nuova piattaforma musicale di Apple, infatti, si pone come un serio concorrente di Amazon e Google e uno strumento in grado di fare le pulci alla pirateria digitale.

Proprio così, il sistema messo a punto dall’azienda della mela morsicata e da alcune delle principali major discografiche prevede una “sanatoria” dei brani illegalmente scaricati. Più precisamente viene data la possibilità di sostituirli con file corrispondenti di iTunes di maggiore qualità (256 kbps), senza DRM e, soprattutto, senza l’incubo di vedersi sanzionati.


Per regolarizzare la propria situazione, l’azienda di Cupertino chiede 25 dollari all’anno. Di questi, una parte finisce nelle tasche dei titolari dei diritti d’autore. Apple ha anche messo un tetto di 5 GB di materiale digitale e di 25.000 canzoni da poter convertire. Tutta la musica, poi, può essere ascoltata sui dispositivi fissi e mobili (iPod, iPad, iPhone, Mac).
A tal proposito, Jeff Price, a capo di TuneCore, una delle principali realtà che distribuisce musica e video, ritiene che iTunes Match sia “un sistema che permette di recuperare un po’ di soldi per la musica piratata”. Insomma, per questo servizio sembra più appropriato il classico slogan “One more thing”.

mercoledì 8 giugno 2011

Facebook lancia il riconoscimento facciale. E' polemica sulla privacy



Se c'è un aspetto in cui Mark Zuckerberg non sembra eccellere, malgrado le indubbie qualità che lo hanno portato a creare il maggiore social network al mondo, è il tatto, inteso come attenzione a non ferire l'altrui sensibilità. Ogni volta che Facebook lancia una nuova funzione, si può star certi che ne nascerà un codazzo di polemiche, anche se sarebbe bastato poco per evitarle. È quello che sta accadendo anche con la funzione di riconoscimento facciale, un sistema automatico di scansione delle immagini che suggerisce la presenza di una certa persona in una foto e invita gli amici a “taggarla”.

Il sistema è stato attivato alla fine dello scorso anno solo per gli utenti nord americani che, all'epoca, furono avvisati della cosa e fu loro spiegato come disabilitare la funzione, nel caso qualcuno non gradisse vedere sempre il proprio nome in bella vista, magari associato a una posa intima o imbarazzante. Non fu però concesso loro di non aderire a priori all'iniziativa, ma soltanto di dissociarsi a cose fatte. Gli utenti delle altre nazioni, nel frattempo, restavano in una sorta di limbo terminato oggi quando, zitti, zitti, i tecnici di Facebook hanno reso operativo il sistema senza avvisare nessuno. In Rete niente rimane però celato a lungo, ed è stato un esperto della società di sicurezza Sophos, Graham Cluley con un post sul suo blog, a rivelare (http://nakedsecurity.sophos.com/2011/06/07/facebook-privacy-settings-facial-recognition-enabled/ ) quanto stava accadendo.

La voce “Suggerisci agli amici le foto in cui ci sono io” delle impostazioni della privacy di Facebook si è accesa in questi giorni come per incanto, con l'opzione di default preimpostata su “sì”. Centinaia di milioni di persone, sono state coinvolte a loro insaputa, in un massiccio processo di etichettamentodelle loro immagini. “Purtroppo, ancora una volta – spiega Cluley – l'atteggiamento di Facebook sembra quello di condividere le impostazioni personali di default, ma molte persone non apprezzano il fatto che un sito come Facebook possa riconoscere il loro aspetto e usare tale informazione senza il loro consenso”.

La notizia è stata ripresa da molti blogger e su Internet sono apparse molte guide su come disabilitare il riconoscimento automatico: basta recarsi nelle impostazioni della privacy, cliccare su “personalizza”, trovare la voce sopracitata e scegliere “no”. Nulla di particolarmente difficile, in fondo, per cui per evitare tante polemiche sarebbe bastato poco: avvertire gli utenti del lancio della nuova funzione o ancor meglio, chiedere il loro permesso prima di introdurla. Non è la prima volta, tuttavia, che Zuckerberg si comporta in questo modo, cambiando le regole del gioco senza avvisare nessuno.

Un paio di anni fa, fece scalpore il tentativo del network di modificare sottotraccia i termini di utilizzo in maniera da appropriarsi del contenuto pubblicato dagli utenti anche dopo che questi avessero deciso di cancellare la loro iscrizione al sito. Ancor prima, il patron della società dovette affrontare le reazioni degli utenti infuriati per il lancio della funzione “beacon”, che avrebbe consentito a Facebook di seguirne i movimenti anche su altri siti. Il prodotto dovette essere ritirato, e il fondatore pubblicò una lettera di scuse sul sito, salvo ripresentare l'idea di base qualche anno dopo, sotto altra forma. Queste e altre vicende, lungi da spaventare Zuckerberg, devono averlo convinto ancor più ad andare per la propria strada, senza tener conto delle proteste degli utenti; in fondo, l'esperienza insegna che dopo aver fatto fuoco e fiamme per qualche giorno gli iscritti a Facebook accettano mugugnando quasi tutto anche perché, fino a questo momento, non esiste una piattaforma alternativa che possa approfittare di un eventuale esodo da “faccialibro”. Succederà così anche in questo caso, anche se il riconoscimento facciale è un campo molto delicato e controverso, tanto che Google ha deciso (http://edition.cnn.com/2011/TECH/web/05/31/google.schmidt/index.html ) di sua iniziativa, poco tempo fa, di non immettere sul mercato un software che avrebbe consentito una sorta di taggatura automatica delle foto scattate col telefonino.

“Troppo pericoloso per la privacy – aveva spiegato l'ex Ceo Eric Schmidt, sottilineando come la possibilità di dare un nome a tutti i volti pubblicati in Rete potrebbe essere sfruttata anche dai dittatori per reprimere il dissenso e rintracciare gli oppositori”. E Facebook non è solo un sito di photo-sharing: è il maggiore (http://mashable.com/2011/02/14/facebook-photo-infgraphic/ ) sito di condivisione di immagini al mondo, con un database che dovrebbe raggiungere i 100 milioni di immagini entro l'estate. Con che modalità e con quali precauzioni lo staff decide perciò di adoperare questo sterminato archivio, è perciò una questione affatto secondaria.