Sostituire Windows non dovrebbe essere difficile: tutti lo odiano, non è vero? Ma l’approccio di Google e dei ‘suoi’ notebook non sembra il migliore né per le aziende né per i singoli utenti
Sostituire Windows non dovrebbe essere difficile. Tutti lo odiano, non è vero? Partendo da questo presupposto Google ha annunciato la scorsa settimana i nuovi Chromebook, dei computer portatili che saranno disponibili in Italia, Spagna, Olanda, Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti a partire dal prossimo 15 giugno.
I Chromebook utilizzano il nuovo sistema operativo di Google del progetto open source Chromium che prende il nome di Chrome OS. I primo modelli, realizzati da Samsung e Acer, costeranno da 399 euro in su (al momento è stato comunicato solamente il prezzo dei modelli di Samsung) con la sola connettività Wi-Fi, qualcosa in più con modulo 3G integrato per essere connessi alla rete anche fuori casa.
La formula più interessante riguarda il noleggio. Studenti e aziende potranno noleggiarli per 15 o 21 euro mensili, avendo inoltre diritto alla sostituzione dell’hardware con un modello più recente quando questo sarà disponibile.
Esattamente come Chrome, che è il browser web di Google, Chrome OS integra il Flash player, un visualizzatore di documenti PDF, aggiornamenti automatici e altre catteristiche.
Google indica che i Chromebook offrono diversi vantaggi rispetto agli altri computer, a partire dallo storage basato su SSD, un file manager limitato, l’utilizzo offline delle web application, un tempo di avvio rapidissimo e oltre 8,5 ore di autonomia con una singola carica della batteria. Nessun dato andrà perso se il computer si dovesse rompere, dovesse essere smarrito o rubato.
Sergey Brin, co-fondatore di Google, ha dato un’analisi molto personale sul suo prodotto: “Con Microsoft, e gli altri produttori di sistemi operativi, penso che la complessità di gestire il proprio sistema operativo sia una tortura per gli utenti. È una tortura per chiunque in questa sala. È un modello fondamentalmente errato”.
Non dovrebbe essere quindi troppo difficile per i Chromebook competere con questa “tortura”.
È vero che lavorare con Windows può essere penoso e non necessariamente un modello perfetto. Ma c’è un grosso problema che si scontra con la dichiarazione di Brin: il suo spot avrebbe ragione di esistere in un mondo in cui non esistesse distinzione tra uso personale e aziendale di un computer.
Quando si pensa a fondo alle implicazioni di questi due mercati separatamente, si può osservare come i Chromebook non siano migliori per nessuno dei due.
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